Mario Sironi. Dal Futurismo al Classicismo 1913-1924 è l’inedita mostra dedicata a uno dei massimi esponenti del movimento futurista allestita presso la Galleria Harry Bertoia di Pordenone. In questa retrospettiva sono esposte circa 200 opere tra dipinti, grafiche e illustrazioni che testimoniano la complessa esperienza artistica di Sironi dal Futurismo fino al ritorno al Classicismo. “C’è una serie di paesaggi urbani che sono forse il culmine della creatività sironiana assolutamente straordinari, – spiega Fabio Benzi, curatore della mostra – alcuni non si vedevano da 50 anni, altri erano noti solo da foto però ci sono anche opere conosciutissime. […] È una mostra fatta con i materiali più belli e più importanti dell’attività di Sironi in questi 10 anni”.
Una produzione complessa e variegata della quale il visitatore può godere a pieno osservando tele, collage e disegni. Meritano una nota particolare le illustrazioni realizzate per le riviste, un centinaio, durante il periodo in cui l’artista fece parte del gruppo dirigente futurista: lavorò per Noi e il Mondo, Gli Avvenimenti, Industrie Italiane Illustrate oltre alla realizzazione di copertine di libri e numerose pubblicazioni collegate al Popolo d’Italia dagli anni ’20 in poi. Si colgono anche i chiari rimandi alla metafisica di De Chirico e Carrà dato il protagonismo di manichini, squadre e idoli meccanici che popolano alcune composizioni futuriste. Nella sua arte Sironi sembra non perdere mai di vista la quotidianità, l’attualità del suo tempo, sia che si tratti di abbozzare una vignetta satirica per una rivista sia che debba elaborare una composizione dedicata al paesaggio urbano. Quest’ultimo è forse il soggetto più noto della sua produzione e sul quale concentra l’attenzione proprio in concomitanza della nascita delle prime periferie tra il 1919 e il 1920. Spazi di inquieta e inquietante modernità vengono accentuati da forme schematiche e da un lessico estremamente geometrizzato come nella celeberrima Periferia.
Il ritorno al Classicismo di Sironi, tra 1921 e 1922, è caratterizzato dal cupo e impietoso realismo con il quale dipinge gli uomini del suo tempo. In opere come Solitudine e L’architetto, la teatralità della malinconia è ulteriormente accentuata dal gioco di luci ed ombre che scolpisce le figure di massicce statue umane, modellando al contempo lo spazio della scena come in una pièce drammatica. Un’esperienza unica che condurrà il visitatore lungo le diverse tappe della produzione artistica di Sironi, mostrando efficacemente tutti i lati della sua creatività.
La mostra Mario Sironi. Dal Futurismo al Classicismo 1913-1924 rimarrà aperta al pubblico fino al 9 dicembre e per ulteriori dettagli rimandiamo al sito del Comune di Pordenone e a quello dell’Associazione Mario Sironi.
Sara Forniz