La Divina Commedia in una versione… sorprendente

Una sera, a casa di un’amica, mi sono imbattuta in una miniatura davvero inconsueta e mai vista prima.

Sembrava un foglio piuttosto anonimo e ingiallito, con un fregio in alto che riportava il titolo “Divina Commedia”, ma solo osservando con più attenzione, e con qualcuno che ti dice cos’hai davanti a te, puoi capire che si tratta dell’intero poema di Dante. Un unico foglio di 48,5 centimetri per 69, con i tre canti – Inferno, Purgatorio e Paradiso – compressi in 3 rettangoli ciascuno di 30 x 12 cm. Una versione bizzarria che ha dietro di se una storia tragica.

Nella seconda metà dell’Ottocento si era diffusa tra i bibliofili una passione per le edizioni bibliografiche microscopiche. Si tratta di edizioni importanti per i collezionisti di edizioni in miniatura, apprezzate per le dimensioni originali più che per la loro reale utilità.  Tra tutte queste edizioni spicca sicuramente anche quella legata alla figura di Cossevel.

La stampa, è una copia della “Divina Commedia” trascritta con microspica calligrafia dal goriziano Francesco Cossovel nel 1888, un testo redatto “a mano libera, senza uso di lente, composto di 14.233 versi, c.a. 96.000 parole. c.a 400.000 lettere”.

La Storia di questa curiosa edizione della Commedia risale alla seconda metà dell’Ottocento, e si tramanda con sapore di leggenda. In quell’epoca viveva a Gorizia, un valente tipografo, Francesco Cossovel. Un giorno Cossovel fu protagonista di una terribile tragedia: il pavimento della soffitta dove stava giocando suo figlio cedette di schianto, e il bambino morì precipitando al piano di sotto. Cossovel ne provò un tale dolore, un tale shock, che i suoi nervi ottici subirono una così forte e permanente dilatazione da permettergli di vedere a occhio nudo e chiaramente anche cose di ridottissime dimensioni e quindi senza alcun bisogno di lenti e occhiali. L’anomalia ottica, alla fine, tornò utile al tipografo che, forse per una forma di espiazione, si decise di ricopiare a mano, con una speciale penna appositamente realizzata, l’intera Divina Commedia in un unico foglio di pergamena.

L’opera riuscì così bene che Cossovel la fotografò, ne ricavò un cliché delle stesse dimensioni e, nel 1888, ne stampò un certo numero di copie, anche se oggi sono una rarità.

In quanto alla versione manoscritta originale: non è dato di sapere dove si trovi e quindi anche questa storia di Cossovel, si aggiunge ai tanti misteri di cui è costellata la storia dell’arte tipografica.

 

Martina Dell’Osbel

 

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