Ancora due weekend a disposizione per vedere REVOLUTIJA, la mostra al MAMbo (Museo d’Arte Moderna di Bologna). Un’esposizione realizzata grazie alla collaborazione in esclusiva con il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo. Un evento che ha portato con se in questi mesi una fitta rete di iniziative rivolta alle famiglie e alla didattica.
L’idea, in tempi di celebrazioni del centenario della rivoluzione russa, è quella di riportare l’attenzione al lavoro di artisti rimasti un po’ nell’ombra come Repin, Petrov-Vodkin o Kustodievaccanto, oltre al doveroso omaggio alla pittura iconica e più conosciuta di Chagall, Malevich e Kandinsky. L’arte delle avanguardie russe è uno dei capitoli più importanti del modernismo. Il periodo compreso tra il 1910 e il 1920 ha visto nascere scuole, associazioni e movimenti d’avanguardia diametralmente opposti l’uno all’altro.
Circa 70 opere che raccontano gli stili e le dinamiche di sviluppo di artisti russi. Dal primitivismo al cubo-futurismo, fino al suprematismo, costruendo contemporaneamente un parallelo cronologico tra l’espressionismo figurativo e il puro astrattismo.
“Il nostro obiettivo è mettere in luce quante e quali, e così diverse tra loro, arti nacquero in Russia tra i primi del Novecento e la fine degli anni ’30 – dichiara Evgenia Petrova, Vice Direttore del Museo di Stato Russo – e anche riportare all’attenzione non tanto della critica o degli addetti ai lavori, quanto del pubblico, artisti rimasti un po’ nell’ombra, tipo Repin piuttosto che Petrov-Vodkin o Kustodiev, a causa dell’enorme successo avuto da altri quali Chagall, Malevich o Kandinsky che pure sono presenti in mostra. Chagall e Kandinsky nel ’22 se ne sono andati dalla Russia e quindi sono stati i primi a essere conosciuti in Europa mentre Malevich è diventato molto noto perché le sue opere sono state portate in Europa e nel 1955 sono state mostrate al Guggenheim di NY; mentre gli altri sono rimasti in Russia e negli anni ’30 venivano considerati formalisti e non venivano mostrati neanche in patria. La prima mostra di Petrov-Vodkin è stata fatta nel 1966 a San Pietroburgo al Museo di Stato Russo e la mostra, pronta da 6 mesi, non si è potuta aprire perché il potere centrale non era abituato a mostrare opere che non fossero sociorealiste così come imposto dal regime dal ’32 in poi”.
Questa esposizione rappresenta, ed ha rappresentato in questi mesi, una grande occasione per accendere i riflettori su Bologna: una città che è diventata un grande laboratorio per tutti coloro che amano l’arte e la storia.
Martina Dell’Osbel