La Devota Bellezza a Sassoferrato

Fino al 5 novembre l’evento di punta di Sassoferrato (AN) è la mostra a Palazzo degli Scalzi dedicata al pittore marchigiano Giovanni Battista Salvi, detto “il Sassoferrato” (1609-1685) intitolata “La Devota Bellezza”. Conosciuto in tutto il mondo come pittore delle madonne o anche “pictor virgin”, il Sassoferrato era anche disegnatore e ritrattista e proprio in questa occasione è possibile conoscerne aspetti finora nascosti e ignorati. Fortemente voluta dal curatore François Macé de Lépinay, la mostra è un evento unico ed eccezionale in quanto vengono esposti per la prima volta in assoluto 21 disegni dell’artista di proprietà della Royal Collection Trust, ovvero la Casa Reale inglese. I disegni furono acquistati nel 1798 dal bibliotecario reale Richard Dalton per le collezioni di Giorgio III, poi custoditi con cura nel Castello di Windsor. Grazie alla gentile concessione della Regina Elisabetta, questi disegni sono oggi finalmente esposti (in sale dal particolare allestimento, con luci e umidità costantemente regolate per ovviare alle problematiche di conservazione della carta e dei tratti a matita) e possono raffrontarsi con i dipinti che derivano da essi.

Nei fogli il Sassoferrato tracciava la prima idea, la bozza di ciò che poi avrebbe realizzato sulle tele. Parlare di bozzetti però è riduttivo in quanto sono delle vere e proprie opere d’arte in bianco e nero, spesso con quadrettatura a rispettare la scala. Questi magistrali appunti venivano fatti spesso su carta colorata, azzurrina o crema, utilizzando matita nera e biacca (pigmento pittorico costituito da carbonato basico di piombo) per le ombreggiature. Alcuni esercizi venivano poi fatti su entrambi i lati dei fogli (recto verso), quasi a caso, quasi fossero carteggi frettolosi e senza importanza. La maestria dell’artista è ben visibile quando ritrae a matita anche opere di altri pittori come Pietro da Cortona, prendendone spunto anche se appartenente ad una corrente pittorica completamente contraria alla sua.

Infatti la tendenza del tempo è quella che porta ai vezzi barocchi e ai contrasti di luce caravaggeschi, ma il Salvi si distingue per preferire le linee pulite e luminose tipiche del Classicismo passato interpretandole con la maestria e le tecniche a lui congeniali e che il critico d’arte Federico Zeri ha riconosciuto come espressione del “vero genio dell’arte sacra dal ‘500 ad oggi”.

Se la prima parte della mostra è dedicata ai preziosi disegni, è nella seconda parte che al visitatore si accende la meraviglia. Sono i colori a colpire maggiormente: la triade cromatica del rosso, blu e bianco regna sovrana. I blu sono declinati in sfumature cangianti, i rossi mai troppo accesi quasi aranciati, il bianco puro ma tendente al crema e al beige. Tanti visi di madonne, le mater amabili e dolorose che ha dipinto in decine e decine di copie, tutte originali, simili ma mai uguali, conosciute in tutto il mondo. Due di queste sono presenti anche nella cappella del Monastero di Santa Chiara a Sassoferrato.

Spiazzerà ancor più il visitatore la sfacciata confidenza che si crea in modo istantaneo con i soggetti dei dipinti: gli occhi dei ritratti guardano fissi in quelli degli spettatori, li sfidano a interpretare, a seguire una mano indicante il Cristo, a cercare la profonda serenità dell’animo nel tentativo riuscito di condividerla.

Soltanto una delle sue opere è firmata: il “Ritratto di Monsignor Ottaviano Prati”, dove è ben visibile nel foglio in mano all’ecclesiastico il nome scritto sottosopra “Gio Battista Salvi”.

 

Info sulla mostra e su Sassoferrato: www.happeninnes.it

www.ladevotabellezza.it 

 

Francesca Casali

 

 

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