Oggi parliamo di musica con Tiziano Baviera uno dei quattro componenti del Quartetto Noûs. I giovani musicisti italiani sono: Tiziano Baviera – violino, Alberto Franchin – violino, Sara Dambruoso – viola, Tommaso Tesini – violoncello.
DosMo Magazine: Incuriosisce il nome del vostro gruppo: “Quartetto Noûs”. Qual è il significato?
Tiziano Baviera: Noûs è una parola greca il cui significato è mente, intelletto, razionalità, ma anche creatività e ispirazione, termini apparentemente diversi ma che in realtà sono strettamente collegati fra loro se considerati in relazione alla nostra attività. La prima fase del nostro studio infatti comincia con un’analisi razionale della partitura, lì dove il compositore ha racchiuso le sue idee, la sua personalità. Dobbiamo partire da questo per poi arrivare ad interpretare e a dare sfogo alle nostre emozioni e al nostro spirito creativo per personalizzare la musica che stiamo suonando in quel momento.
DM: Come e quando siete nati?
T B: Il nostro primo concerto è stato sei anni fa, all’inizio del 2011. Il quartetto è nato all’interno del Conservatorio della Svizzera Italiana a Lugano dove ognuno di noi era andato a studiare con il proprio insegnante. Un aneddoto sempre bello da raccontare riguarda il modo in cui ci siamo conosciuti. Per partecipare ad un seminario sul quartetto d’archi, avevo messo su un mio gruppo e lo stesso fecero Sara e Alberto (Tommaso arriverà successivamente). Alla mia prima prova la violista non si presentò; non volendo annullare l’incontro chiesi a Sara (che studiava nell’aula vicina) di sostituirla provvisoriamente. Di lì a poco, dopo aver scambiato poche parole sulle rispettive passioni e intenzioni, decidemmo di lasciare i rispettivi quartetti e di dar vita al nostro. L’attuale formazione è stata completata nel 2014 dell’arrivo di Tommaso.
DM: Che genere di musica proponete nei vostri concerti?
T B: Fin da subito la nostra scelta è stata quella di non specializzarci su un determinato genere, ma di affrontare il vastissimo repertorio quartettistico che va dal classicismo di Haydn, Mozart, Beethoven ai compositori più contemporanei. Questo ci permette di studiare e approfondire i diversi linguaggi musicali e di offrire al pubblico la possibilità di comprenderne le differenze.
DM: Cosa vi differenzia rispetto agli altri quartetti?
T B: Credo che ogni quartetto sia il risultato delle persone da cui è composto. Ognuno di noi mette a disposizione degli altri il proprio bagaglio di conoscenze e la propria sensibilità musicale e questo contribuisce a dare un’impronta molto personale alle nostre interpretazioni. L’obiettivo principale rimane comunque quello di dar vita ad un pensiero comune e condiviso. Questo aspetto è per noi uno dei punti fondamentali del suonare insieme e contribuisce notevolmente alla crescita e all’unione del gruppo.
DM: In passato avete ricevuto molti riconoscimenti: quale avete apprezzato di più?
T B: Nel 2015 abbiamo ricevuto due prestigiosi riconoscimenti: Il Premio “Arthur Rubinstein – Una Vita nella Musica” e il Premio “Piero Farulli” nell’ambito del XXXIV Premio “Franco Abbiati”. Ricordo ancora la sensazione di sorpresa quando, durante una delle nostre prove, ci annunciarono l’assegnazione di questi importanti premi. Per noi hanno avuto un notevole valore in quanto tramite essi ci è stata riconosciuta la qualità del nostro operato e questo si traduce in una forte spinta a guardare avanti e fare sempre del nostro meglio.
DM: Visto che abbiamo appena menzionato il Teatro la Fenice, sabato 10 Giugno alle 20.00, ci sarà il vostro concerto a Venezia presso la Scuola grande di San Giovanni Evangelista: che repertorio porterete?
T B: Il programma che eseguiremo sarà tutto italiano ma con autori differenti sia per stile che per periodo storico. Apriremo il concerto con la celebre Elegia per quartetto d’archi “Crisantemi”, composta da Puccini in una sola notte e dedicata al defunto Amedeo di Savoia Duca d’Aosta (il tema principale verrà riproposto dal compositore nel terzo atto della Manon Lescaut). Seguirà il quartetto “Fragmemte Stille, an Diotima” all’interno del quale il compositore veneziano Luigi Nono inserisce una ricerca minuziosa di effetti strumentali portando l’esecutore e l’ascoltatore a sentire una sorta di recitazione silenziosa e sensoriale di 53 citazioni poetiche. L’ultimo brano in programma sarà il quartetto in re minore P. 91 di Ottorino Respighi, esempio della musica modale che lo contraddistingue e che è caratteristica del rinnovamento della musica italiana dell’inizio del secolo scorso.
DM: Quali sono i vostri progetti futuri?
T B: La nostra attività concertistica è densa di appuntamenti tra cui spiccano alcuni progetti particolarmente interessanti. A Luglio saremo Quartetto in Residence al Festival Ticino Musica di Lugano e avremo la possibilità di esibirci sia in quartetto che in quintetto collaborando con personalità prestigiose del panorama musicale internazionale. A Settembre saremo impegnati in una importante tournée di 10 concerti in Cina e Hong Kong e al nostro ritorno registreremo un nuovo CD, il terzo lavoro discografico del Quartetto Noûs.
Martina Dell’Osbel