Surva Festival e i Kukeri

In Bulgaria li chiamano Kukeri, ovvero “incappucciati” (dal latino cuculla, cioè cappuccio). Portano maschere coloratissime e copricapi particolari. Questo rito è stato riconosciuto come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco nel 2015 e i festeggiamenti sono anche presenti in altri paesi: Romania, Russia e Serbia.
downloadDurante il Surva Festival, che si svolge a circa 30 km da Sofia (capitale della Bulgaria), ogni anno in questo periodo, ci sono antiche maschere tradizionali che risvegliano le strade della città. Il festival di Surva e i Kukeri sono quel che resta delle antiche cerimonie dei Traci, popoli che abitavano quelle terre prima dell’arrivo di greci e romani. Ogni anno, sempre più spettatori provenienti da tutto il mondo, venno a Pernik per assistere alla magia di questo festival, il cui obiettivo è quello di celebrare la tradizione e la diversità culturale. Proprio qui è nato il culto di Dioniso, il dio a cui gli antichi riconducevano tutti i misteriosi e incontrollabili istinti vitali. Dionisio viene annunciato dal suono dei campanacci, dal battito ostinato degli zoccoli di legno, dalle maschere, da fantasmi incappucciati e da spiriti cornuti che avanzano saltellando.

Quando ci si avvicina all’area del Festival si viene travolti dal suono di migliaia di campane, dove i danzatori assomigliano ad un esercito di mostri che fanno un rumore assordante, ma non c’è motivo di avere paura. Le persone che non hanno familiarità con questa tradizione potrebbero rimanere spiazzate o forse impaurite da queste figure stravaganti, ma i Kukeri,combattono il male e sono figure buone. Usano le loro campane e maschere come “armi” contro gli spiriti maligni in agguato nell’ombra e nascosti nei sotterranei umidi.

Gli artisti vanno in tutte le case della città per spaventare i fantasmi cattivi e portare buona fortuna e felicità alle famiglie. Ci sono poi anche gli artisti ospiti che provengono da vari paesi e regioni etniche come l’Europa, l’Asia e l’Africa e creano un’atmosfera straordinaria grazie ai loro balli e rituali.

 

Martina Dell’Osbel

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