L’aroma del caffè la mattina, appena svegli, è come un abbraccio caldo, delicato ma energico, che spinge ad iniziare meglio la giornata. Il borbottio della moka, poi, colora l’atmosfera rafforzando la piacevolezza del momento del risveglio.
Ogni giorno, nel mondo, si bevono 2 miliardi di tazze di caffè. Un giro d’affari di oltre 170 miliardi di dollari l’anno.
Il caffè non è solo una bevanda diffusa in tutto il mondo, è un rito, un’abitudine consolidata, presente in tutti i luoghi del vivere quotidiano, dalle nostre case alle piazze, agli ambienti di lavoro. Piacere individuale e collettivo, il caffè è veicolo di socializzazione utilizzato come pretesto per un momento di pausa o convivialità. Nel giro di qualche decennio, se le cose non cambiano, saremo costretti a farne a meno.
Il caffè Arabica, il più diffuso al mondo, potrebbe estinguersi a causa dei cambiamenti climatici. Non si tratta di previsioni azzardate ma di dati reali ed inquietanti. I ricercatori sostengono che l’aumento delle temperature globali renderebbe gradualmente non più idonei i terreni predisposti alla coltivazione di tale varietà di caffè, e i produttori sarebbero costretti a spostare le loro piantagioni sempre più in alto. Non tutti i paesi produttori avranno però le risorse per adattarsi a tali cambiamenti e, ad esempio, l’Uganda e l’Etiopia sono destinate ad esaurire definitivamente la produzione poichè non ci sono altitudini maggiori. Oltre a tutto questo le piantagioni devono fare i conti con le malattie portate da insetti e parassiti che ora, grazie al surriscaldamento dell’atmosfera, sopravvivono anche ad altitudini maggiori, e con sempre più frequenti siccità o piogge torrenziali fuori stagione che provocano forte erosione del terreno.
A livello mondiale, nell’annata 2013-2014 la produzione di caffè è diminuita del 40% rispetto all’annata precedente e di conseguenza i prezzi dell’Arabica sono aumentati dell’80% in un anno.
L’Arabica è la qualità di caffè più diffusa sul mercato globale, la varietà più sofisticata, seguita dalla Robusta, preferita solo in Grecia e in Turchia, con più caffeina e meno raffinata, più resistente anche a temperature elevate e in zone a bassa altitudine. I piccoli coltivatori nelle zone rurali sono tra i più colpiti dai cambiamenti climatici e il caffè rappresenta la loro unica fonte di reddito.
Fairtrade International contribuisce, attraverso progetti di formazione continua nelle comunità, ad aumentare negli agricoltori la consapevolezza e le conoscenze sui cambiamenti climatici in modo da poter incentivare l’impiego di pratiche di coltivazione sostenibili e la conversione al biologico, assicurando inoltre ai produttori un prezzo minimo equo e un margine aggiuntivo da investire in progetti di sviluppo.
Per dare voce a chi voce non ha e per riportare l’attenzione del mondo sugli effetti del cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo, l’Organizzazione Mondiale del Commercio Equo lancia una campagna di sensibilizzazione, un grande evento che ha il sapore di un buon caffè ma che è soprattutto un’occasione da non perdere per poter cambiare le cose.
Dal 13 al 15 maggio saremo tutti invitati a partecipare alla più grande pausa caffè del mondo, una vera e propria sfida: raggiungere il record di 100 milioni di tazze di caffè certificato Fairtrade consumate.
Singolarmente o in gruppo, basterà registrare nell’apposito sito web www.fairtradechallenge.org il numero di caffè Fairtrade bevuti e condividere sui social network la propria azione utilizzando l’hashtag #FAIRTRADECHALLENGE.
Chiunque può partecipare alla competizione singolarmente o in gruppo, registrando sull’apposito sito web il numero di caffè Fairtrade consumati. Scegliendo quindi il prodotto simbolo del commercio equo i consumatori sostengono e supportano i produttori nella loro lotta agli effetti del climate change in maniera attiva e consapevole.
I caffè equosolidali certificati Fairtrade sono disponibili in supermercati, ipermercati, discount, negozi del biologico, caffetterie, hotel e ristoranti. L’iniziativa si svolgerà contemporaneamente in 23 paesi.
I social media saranno i principali vettori di questa campagna ma non mancheranno eventi ad hoc in molte città italiane e lectio magistralis in alcune Università.
Chissà se il rischio di perdere, in futuro, la nostra bevanda preferita, ci sproni ad essere consumatori più attenti e responsabili.
Cecilia Tosi