Gli italiani ed Expo: dalla sfiducia all’effetto tormentone, le code, i viaggi e la cerimonia di chiusura

IMG_1954Cinque giorni dalla chiusura di Expo 2015, e già ci manca.

Una sorta di nostalgia, che si prova quando una cosa bella è finita.

Expo è piaciuta. E’ stata un indiscutibile successo, nazionale e internazionale. I 21 milioni di ingressi lo attestano, e la percezione condivisa che si sia trattato di un evento unico lo rafforza.

La voglia di viaggiare. Alzi la mano chi Expo non ha fatto crescere la voglia di fare le valigie e andarsene in giro per il mondo. Perché lì, percorrendo il Decumano e incrociando il Cardo, il mondo ce l’avevi a portata di mano. E così, abbiamo scoperto anche paesi che non sapevamo dove fossero, abbiamo potuto scegliere il nostro itinerario e percorrere migliaia di km in poche ore. Ascoltare con un orecchio musica kazaka e con l’altro ritmi polacchi, assaporare lo strudel austriaco e sorseggiare vino cileno. Sapere che dopo aver visto l’Estonia potremo scegliere tra Indonesia, Spagna oppure Oman o Svizzera. E le centinaia di persone addette, bellissime alcune nei loro costumi tipici, gentili con il loro accento marcato. Ecco il bello di Expo.

IMG_1843L’effetto tormentone. Sei mesi fa regnava lo snobismo, la sfiducia: la nostra Italia, da sempre in ritardo e proverbialmente disorganizzata, incapace di efficienza organizzativa e infrastrutturale, non ce l’avrebbe mai fatta. Era questo il sentiment prevalente sui canali social e in tv. Poi, poi cosa è accaduto? Lentamente il sentiment si è ribaltato: sugli stessi canali cominciano a vedersi immagini accattivanti, le parole e i commenti si fanno positivi. Ed ecco che L’esposizione Universale di Milano forse vale la pena di essere vista. Anzi no, deve essere vista. Ed è tormentone.

IMG_1887Le code. Sono arrivate mano nella mano con l’effetto tormentone. Le abbiamo create noi, accalcandoci tutti tra Cardo e Decumano negli ultimi due mesi. E che poi, diciamocela, a noi italiani la ressa da tormentone piace anche, o comunque ci rassicura, perché ci dà come la garanzia che non abbiamo perso tempo, perchè siamo stati là dove tutti volevano stare.

Code fa anche rima con pazienza. Fare le code richiede pazienza. Onore agli italiani, che nella loro proverbiale mancanza di disciplina rispetto ai cugini europei anglosassoni, che a Expo hanno dimostrato un grande esercizio di pazienza. Dimostrazione che se vogliamo, riusciamo.

L’efficienza dei servizi. Un applauso all’efficienza organizzativa di Expo. Partendo dalle segnalazioni lungo autostrada e tangenziale. I parcheggi, la navetta, il personale operativo presente e disponibile. Arrivando nel sito espositivo, la disponibilità dei servizi offerti, la chiarezza delle mappe e delle segnalazioni.

IMG_1863I dubbi. Perché nove ore di coda per visitare il Giappone, 7 per Kazakistan e 5 per Emirati Arabi? Chi ha creato il mito di questi tre padiglioni? Là dentro c’era davvero qualcosa che meritava di essere visto, a tal punto da rinunciare a tutto il resto? I pareri di chi ha visto i padiglioni tanto agognati sono contrastanti: da un lato chi sostiene fosse davvero spettacolari, coinvolgenti, unici, dall’altro chi invece, è rimasto deluso. E d’altronde quando le aspettative sono tanto alte, la delusione è pressoché assicurata. Che l’alone creato ad arte attorno ai super padiglioni sia giustificato da interessi precisi? Il padiglione del Kazakistan sfoggiava da tutti i lati il logo di Expo Energy 2017 (che si terrà in Kazakistan), mentre gli Emirati si preparano ad accogliere Expo 2020…Per quanto riguarda il Giappone, continuamo a chiedercelo. Tutto sommato, meglio nove ore di fila complessiva e aver potuto vedere il Cile, la Thailandia, l’Indonesia, la Cina, Francia, Quatar, Bahrain, Corea del sud, Padiglione Zero…e tra una fila e l’altra aver camminato su Cardo e Decumano ascoltando voci e musiche e assaporando cibi tipici.

IMG_1960La cerimonia di chiusura. Coinvolgente, partecipata, sentita. Ma troppo esclusiva: trasmessa in diretta radio tv e streaming e pluriseguita, la cerimonia nell’Open Theatre era vietata in diretta ai visitatori presenti a Expo. Tenuti lontano anche dalla ringhiera. Se le ragione era mantenere ordine e assicurare l’incolumità delle autorità presenti, potevano almeno predisporre maxi-schermi lungo le vie dell’esposizione. Perché chi ha decretato il successo dell’evento sono le tante persone che ci sono state, e che c’erano anche in quel momento nel quale tale successo veniva (giustamente) ribadito, sancito e celebrato.

Meno male che lo spettacolo dei fuochi d’artificio non ha escluso nessuno…

Elena Becchi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

RSS
Follow by Email