L’esperienza Expo è ormai al termine e mancano ancora pochi giorni alla chiusura di un capitolo importante per l’economia e la cultura sociale italiana. Cardo e decumano, architetture espressive, tecnologie all’avanguardia… che fine faranno? Cosa resterà di questo Expo?
Ancora tanto da fare. I cancelli chiudono per i visitatori ma il mondo Expo non si ferma: alcuni padiglioni andranno smontati e “gettati” (Kazakistan, Cina, Germania, Spagna, Thailandia, Qatar, Oman, Uruguay e Corea), altri verranno smantellati e donati al Nepal, altri “torneranno a casa” o verranno venturi all’asta. Di certo l’area Expo prima o poi sarà vuota, senza più forme avveniristiche a creare meraviglia. Uno spazio enorme il cui utilizzo futuro è ancora al vaglio. Si è parlato dell’ipotetica creazione di una città dell’innovazione, di un’area dedicata agli studi più all’avanguardia su agroalimentare e agricoltura, di riqualificazione ad uso ricettivo per studenti universitari, di una zona di ampio respiro per le attività teatrali del Teatro alla Scala.
Occupati da rioccupare. Sono tanti coloro che hanno potuto trovare un lavoro proprio grazie a Expo, soprattutto giovani. Ora che l’evento volge al termine, la loro esperienza sarà sicuramente una nota importante nel curriculum ma una cosa è certa, dovranno rimettersi a cercare. La situazione non sarà semplice e staremo a vedere come decideranno di comportarsi il Comune e la Provincia di Milano. Gli investimenti per la formazione del personale sono stati ingenti con la speranza che allo scadere dei sei mesi nessuno si ritrovi in mezzo alla strada.
Turismo rilanciato. La leva dell’alimentazione e del nutrimento per il pianeta ha dato l’occasione unica ai Paesi del mondo presenti con il loro padiglione (grande o piccolo) di mettere in primo piano le caratteristiche territoriali che lo contraddistingue. Una cartolina pronta per essere spedita al cuore dei visitatori che avranno preso nota di terre lontane come il Vanuatu, il Myanmar,il Timor Leste. Lontani sì, ma affascinanti e ospitali. E se la chiusura di Expo Milano segna finalmente anche la fine dell’attesa per entrare nel padiglione del Kazakhstan, saranno in tanti che organizzeranno un viaggio nel 2017 nella capitale Astana per il prossimo Expo (tema, l’energia del futuro). Chissà, magari proprio per terminare la coda iniziata qui a Milano.
A proposito di code. Questo manifestazione lascia un ricordo indelebile nell’animo degli italiani: le code. Attese infinite per entrare e visitare i padiglioni, anche quelli meno coinvolgenti. La coda è diventata negli ultimi giorni di Expo un tormentone, una caso sociale, una realtà di vita che per l’italiano medio è assolutamente inconcepibile. Attendere per ottenere qualcosa è un concetto che difficilmente fa parte del bagaglio caratteriale della nostra cultura. Non basta la coda alle Poste, alla cassa del supermercato, al casello autostradale, anche all’Expo. I commenti sui social degli ultimi tempi hanno riempito le bacheche di foto e hashtag, nei notiziari immagini e filmati di visitatori pazienti in attesa di fare un passo. Eppure l’hanno fatto, hanno aspettato anche 5 o 6 ore per addentare un assaggio di mushimono. Come reinterpreta Crozza: “…se venivo qui a giugno…”
L’albero della vita. E che dire di quest’albero fatto di legno, metallo e luci? É innegabile che lo spettacolo sia stato coinvolgente per molti, toccante e commovente per altri. Le astuzie dell’architettura fanno pensare e Balich si è rivelato un’ideatore unico. Dove andrà ora a finire la sua scultura non si sa, più di qualcuno ha vagliato ipotesi che la vedranno in centro a Milano, altri a Brescia (visto che uno dei partner del progetto è proprio il consorzio “Orgoglio Brescia”). Altri dicono che resterà lì dov’è, troppo pesante da spostare. In ogni caso, le emozioni suscitate da quest’albero sono state tutte immortalate per bene da ciascun telefonino e prontamente inviate ai dovuti social. Vedere lo show significa che si è visto anche tutto il resto, che si è stanchi ma felici, che la giornata è stata faticosa ma ne è valsa la pena, che si è davvero venuti all’Expo. Fa commuovere, davvero.
Francesca Casali