“Ma io non sono”, un film sulla Grande Guerra delle emozioni

luigi-albertonIl film “Ma io non sono” del regista Luigi Alberton uscirà nel 2017 ma già le aspettative sono alte per questo lungometraggio indipendente. Può sembrare una delle tante pellicole il cui tema è quello della Grande Guerra ma, come dice il titolo, non è così. Non è soltanto il ricordare la ricorrenza del centenario, è un viaggio interiore, la tragedia di persone oltre che soldati. Ispirato da una storia vera, quella del sottotenente Mario Fusetti e della sua brigata, è ambientato in Veneto, tra Asolo, nel trevigiano, e le Dolomiti Bellunesi sulle alture del Sass de Stria (2.477m), poco lontano da Cortina. Il teaser è già pronto e ha anche avuto un riconoscimento da parte dell’International Independent Film Awards.

Mood Magazine: Luigi, quando inizieranno le riprese?

Luigi Alberton: Le riprese si effettueranno nei mesi di maggio e giugno 2016. Il casting si è concluso pochi giorni fa e siamo pronti. Ci sono ovviamente una sacco di cose da preparare ma l’entusiasmo è altissimo.

MM: Puoi raccontare qualcosa della trama?

LA: Il film parla di Alessio, il protagonista della prima parte, ambientata ai giorni nostri, chiamato al Forte Tre Sassi, sede di un Museo della Grande Guerra vicino a Cortina d’Ampezzo per svolgere il lavoro di guida storica al museo. Una notte, turbato da sue battaglie interiori, ruba qualcosa da una teca e scappa sul Sass de Stria, il Sasso della Strega. È qui che si passa al racconto di una delle tante battaglie dimenticate della Grande Guerra, quella del 17-18 ottobre 1915. I personaggi ritratti sono realmente esistiti e i fatti realmente accaduti: la battaglia sul Sass de Stria, gli scontri e gli obiettivi militari. Il sottotenente Fusetti dell’81esimo Reggimento di Fanteri e il tenente austro-ungarico Stradal. La lettera-testamento scritta da Fusetti prima di partire per l’ultima missione. Sono inventate invece le vicissitudini di Antonio, Adele, Teresa, Giovanni, della famiglia di Fusetti, della loro quotidiana lotta per la sopravvivenza nel borgo in cui abitano ambientate nei primi del 900.

Ma io non sono   But I Am Not   Un film di Luigi AlbertonMM: É questo che differenzia questo film da altri sul tema?

LA: Non solo. All’epoca del 18 ottobre 1915 la Guerra era ancora all’inizio. Mi piace l’idea di aver colto un angolo di storia che finora non è mai stato preso in considerazione. La comunicazione era limitatissima e del conflitto non si sapeva nulla, figuriamoci poi sulle montagne. Si pensava finisse in pochissimo tempo e invee… Lo scenario assume una sensazione fortemente patriottica.

MM: Com’è nato questo progetto?

LA: Il progetto è nato a febbraio 2014. Avevo già l’idea di un lungometraggio quando ho incontrato Loris Lancedelli, il curatore del Museo della Grande Guerra in Val Parola vicino a Cortina. Mi ha fatto leggere il testamento di Mario Fusetti ed è come se avessi trovato la chiave di una porta che dovevo aprire. La mia immaginazione è volata sulle montagne del Sass de Stria. Con il mio staff ho incontrato alcuni eredi dei protagonisti della storia e ho scoperto le vicende non di soldati ma di uomini accomunati da una avventura, una tragedia fatta di affetti e di emozioni.

MM: Quindi possiamo dire che ti sei imbattuto in Fusetti per caso?

LA: Non credo nel caso. Le cose arrivano perché hai delle domande, i pensieri viaggiano e incontri nel tuo percorso le risposte. Tu hai un desiderio, ti adoperi per questo, incontri delle persone che se sei attento ti possono aiutare a realizzare. Guarda me: ho iniziato con i videogiochi e ora mi occupo di regia. Ho colto le mie occasioni seguendo l’istinto e la passione per questo lavoro.

MM: Ci sono attori famosi nel cast?

but-i-am-not-antonio-pauleta-paola-masciadri-01_1_jpg_1003x0_crop_q85LA: Nessun nome famoso. È una scelta ponderata, sia per una questione di budget, sia perché ho cercato dei volti significativi e coerenti con la storia e questo spesso ti porta lontano da nomi già conosciuti. Ho trovato la giusta espressività in Yuri Casagrande Conti (che interpreta Alessio), Christian Renzicchi (Mario Fusetti), Antonio Pauletta (Antonio Foschi), Paola Masciadri (Teresa) e in tutti gli altri attori che hanno alle spalle una sacco di esperienza ma che ancora non sono famosi al grande pubblico. Inoltre, non ci sono caratterizzazioni dialettali o regionali, nessun accento distintivo in quanto il film si muove sulla tematica universale dei conflitti umani. Gli attori devono essere preparati ad esprimere il proprio ruolo attraverso un’analisi della psicologia di ciascun personaggio in modo di colpire lo spettatore.  Ho preferito lasciare da parte l’identità territoriale dei protagonisti per dare spazio alla psicologia dei personaggi, al loro carattere, alla loro dimensione interiore. La lingua è trasportata dai volti e dalle emozioni. In effetti nel film si parla poco, dando spazio alla corporeità, i gesti, i suoni, nel rappresentare pienamente l’intenzione e all’esperienza della scena vissuta in quel momento. La parola diventa l’ultimo strumento di comunicazione, utilizzato solo quando le immagini e i suoni non riescono più a trasferire il significato voluto.

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Francesca Casali

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