Expo Milano non è solo economia, ma è anche socialità. Lo dimostra il progetto promosso dal Ministero della Giustizia, grazie al quale cento detenuti degli Istituti Penitenziari della Lombardia collaboreranno attivamente presso i padiglioni di Expo per i sei mesi dell’esposizione.
In particolare, lavoreranno al servizio di accoglienza, in diverse postazioni tra cui i tornelli di accesso, i punti informazioni e attività di mediazione linguistica . “Quello che questi ragazzi ci dimostrano con la loro presenza attiva qui nel sito espositivo è che nei momenti di crisi si può venirne fuori” – spiega Luigi Palmiero, funzionario del Ministero della Giustizia, incaricato di seguire il progetto per tutta la sua durata. “Il criterio con il quale abbiamo scelto ogni singola persona di questo gruppo è stata la dedizione al miglioramento, proprio e degli altri, all’interno dell’istituto penitenziario – sottolinea Palmiero – e chi sta lavorando qui è fortemente motivato a fare ancora meglio”.
L’impegno quindi, e la volontà di migliorarsi sono le caratteristiche di questa squadra di lavoro. Punti di forza cui si aggiunge la multiculturalità che è una competenza fondamentale in un contesto – questo di Expo Milano – dove la conoscenza di più lingue è indispensabile per rispondere alle necessità e garantire i servizi a tutti i visitatori che giungono da ogni parte del mondo.
“Le persone non cambiano – precisa Pietro – ma sicuramente possono migliorare ed essere qui ci offre l’opportunità di diventare persone migliori e guardare diversamente al futuro”.

Un progetto come questo, che sfrutta le competenze di chi ha bisogno di essere riammesso nella società gradualmente, dimostra un sensibilità sociale saldamente integrata con le esigenze di crescita economica del paese.
Elena Becchi