Federico Francesco Ferrero. Cibo prodotto con lentezza, atteggiamento sano alla vita

unnamedSi parla molto di alimenti “detox”, soprattutto con l’arrivo della bella stagione. DosMo Magazine ha voluto sentire il parere di un esperto del cibo, il Dott. Federico Francesco Ferrero. Medico chirurgo, nutrizionista, foodteller, vincitore dell’edizione 2014 di Masterchef.

DosMo Magazine: Quali sono secondo lei i cibi che meglio aiutano la disintossicazione e quindi definibili “detox”?

Federico Francesco Ferrero: Innanzitutto è necessario capire che cosa si intende per l’abusato termine “intossicazione”. Al di là delle diete “detox” o dei regimi alimentari contro le intolleranze, il vero problema per l’uomo oggi è la mancanza del contatto con l’altro, dell’altro se stesso e l’altro degli altri. C’è a livello sociale la mancanza totale di consapevolezza del reale equilibrio delle cose e questo coinvolge anche le nostre abitudini alimentari. Penso che la reale “intossicazione” si spieghi nell’atteggiamento che ormai fa parte del nostro quotidiano: l’abusare del tempo considerandolo una nostra risorsa infinita. In questo senso, in effetti possiamo dire che abbiamo bisogno di una disintossicazione.

DM: La disintossicazione quindi è una presa di coscienza delle cose importanti della vita come il cibo.

FFF: Esatto, è prima di tutto la presa di consapevolezza dell’ atto di mangiare, il re-incontrare il cibo “vero”. Il che non è molto diverso dall’incontrare il vero “noi stessi”.  Non esistono cibi miracolosi cui affidarsi per un’azione disintossicante. Esistono solo dei regimi di vita che comprendono regime alimentare, attività fisica e benessere psicofisico e che hanno in toto una qualche valenza. Non esiste il super food che abbia qualcosa di portentoso come un ragionamento di tipo farmaceutico vuole farci credere. Le faccio un esempio. Noi speriamo di combattere il diabete di tipo 2 con un ipoglicemizzante orale, una pillola che abbassa la glicemia. In realtà, nel 70% dei casi (come è dimostrato dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità), basta perdere il 10% del proprio peso corporeo se si è in sovrappeso e si riduce la resistenza periferica all’insulina. Il diabete scompare, si guarisce. Diminuire il peso corporeo contribuisce certamente a risolvere anche altre patologie ortopediche e cardiovascolari.

DM: Quindi il cibo è da considerarsi comunque curativo. Non era Ippocrate a sostenere “fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”?

FFF: Non esiste il cibo che possa essere utilizzato come una pastiglia, una medicina. Quello di Ippocrate è un vecchio adagio inteso in maniera sbagliata: si riferiva al portato della scienza medica. Credo di interpretarlo al meglio con “la maniera in cui mangi sia il tuo stile” per garantire un approccio sano alla vita. Questo per non confondere il concetto di medicina che indica l’arte e la medicina che indica il farmaco.

DM: Possiamo dire che il segreto è il recupero di uno stile alimentare più fisiologico, più sano?

FFF: Io consiglio spesso ai miei pazienti dei periodi in cui mangiare solamente quello che negli Stati Uniti viene chiamato il “cibo vero”. È il cibo prodotto con lentezza, che arriva dalla fattoria del contadino, coltivato in un campo al sole, maturato al ritmo circadiano del giorno e della notte, del caldo e del freddo. Questo alternarsi ciclico è l’unico modo per concentrare gli aromi e le sostanze nutritive nei prodotti. Suggerisco il pesce, che sia pescato nei nostri mari, e la carne, che sia frutto di un allevamento non intensivo. Questo perché ciò da cui dobbiamo disintossicarci è innanzitutto il nostro ritmo di vita, diventato ormai non-fisiologico. Quindi ricercando il cibo che è esso stesso prodotto in maniera fisiologica, si ripristina nel modo migliore l’equilibrio con noi stessi.

mchefDM: Come riconosciamo questo cibo “fisiologico”?

FFF: Abbiamo una prova inconfutabile per valutare l’appartenenza del cibo a questo tenore: il sapore. Ci permette di riconoscerne la natura nell’intensità e nella complessità del gusto, nella grande varietà di aldeidi ed eteri aromatici, risultato della produzione in lentezza. A questo punto abbiamo tre cardini che aiutano uno stile di vita basato sulla circadianità nell’increzione degli ormoni che regolano il nostro metabolismo:

  1. Il sapore che ci permette di riconoscere la fisiologia di produzione del cibo.
  2. La possibilità di seguire noi stessi i ritmi del giorno e della notte con una distribuzione equilibrata del cibo nelle ore del giorno. Nello specifico, una colazione abbondante e almeno altri 4 pasti nell’arco della giornata diminuendo costantemente la quantità di cibo fino al pasto serale. Questo perché fisiologicamente l’ induzione ormonale è regolata dal ritmo giorno/notte quindi alla sera il corpo si prepara ad andare a dormire non a digerire un pasto principale.
  3. La consapevolezza ritrovata nel dedicare del tempo alla ricerca del cibo. Ai surgelati, alla spesa fatta di fretta al supermercato, al pasto al ristorante si può preferire qualcosa di più genuino che ci porti in contatto con l’altro, rallentando il nostro ritmo di vita e magari andare al mercato, parlare con i contadini del prodotto che intendiamo acquistare, relazionarsi e riscoprire valori ormai quasi dimenticati.

Il cibo quindi è uno strumento per rientrare in contatto con se stessi e poi con gli altri, un’occasione sociale. Non si può fare a meno del cibo, elemento basilare della nostra nutrizione. Il cibo fa parte di quasi tutti i momenti salienti della nostra vita. Una necessità, un piacere.

DM: C’è un’attività fisica che meglio si adatta a questo atteggiamento di vita?

FFF: Iniziamo a camminare, serve per entrare in questo ritmo. Camminare mezz’ora a passo veloce sotto il sole tutti i giorni è l’attività fisica migliore, adatta a tutti e a qualsiasi età. Diversamente, correre non è un’attività quotidiana indicata per l’uomo, che non è stato fisicamente e fisiologicamente pensato per questo. Camminare all’aria aperta aiuta il turn over dei grassi e la perdita di peso molto di più che una corsa intensa. Inoltre, contribuisce a ristabilire la circadianità, a riequilibrare la secrezione degli ormoni all’interno del torrente sanguigno.

 

Francesca Casali

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