L’abbiamo letto e sentito tutti negli ultimi giorni: Amanda Knox e Raffaele Sollecito, diventati famosi in quanto accusati dell’omicidio di Meredith Kercher, sono stati definitivamente assolti. L’ha deciso la Cassazione, che ha annullato le condanne a 28 anni di carcere per lei e 25 per lui del secondo processo di Appello. Oggi i due 27enni ex fidanzati sono liberi definitivamente. Sono stati assolti per non aver commesso il fatto.
Prima dell’arrivo di questa sentenza, le ipotesi erano tre: la conferma della sentenza della Corte d’Assise d’Appello, l’annullamento con rinvio o l’assoluzione senza rinvio.

Il Caso di Perugia si chiude così, con i due 27enni principali indagati riconosciuti innocenti, “per non aver commesso il fatto” e un solo colpevole: l’ivoriano Rudy Guede, l’unico ad aver scelto il rito abbreviato e definitivamente condannato a 16 anni di reclusione per concorso in omicidio. Omicidio che – lo ricordiamo – era avvenuto nella notte tra il 1 e il 2 novembre 2007, nell’abitazione di Perugia dove le due giovani studentesse, Amanda e Meredith, coabitavano. La 22enne inglese fu ritrovata con la gola tagliata, morta a causa dell’emorragia provocata dalla ferita al collo.

E i famigliari di Meredith? “La sentenza della Cassazione dello scorso 27 marzo è stata uno shock” affermano in una dichiarazione diffusa attraverso i loro legali. Come possono accettare che finisca così il viaggio della figlia/sorella, arrivata con entusiasmo in una delle più belle città del Bel Paese per frequentare l’Università aderendo al progetto Erasmus? Come si può accettare che cali il sipario senza conoscere il finale, senza che almeno la famiglia dell’allora 22enne conosca chi l’ha uccisa? Un finale che non può essere accettato come finale. Soprattutto non quando si sente dei progetti di matrimonio della ragazza di Seattle finalmente libera e della volontà di dimenticare del pugliese innocente. Sono progetti che anche Meredith avrebbe avuto, come è normale che sia.
Provate a chiedervi cosa significa essere condannati a non conoscere la verità, per sempre, proprio come l’assoluzione o la condanna. E’ così che credo si sentano i famigliari e gli amici di Meredith.
Elena Becchi – Direttore Responsabile